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Sentiero della Memoria

SENTIERO DELLA MEMORIA 22ª Bis Brg.Garibaldina “V. Sinigaglia”

Sentiero della Memoria
Municipium

Descrizione

Premessa
Già da 2018, in occasione delle formulazioni di proposte dei cittadini e delle Associazioni per la formazione del PIANO OPERATIVO COMUNALE, la locale Sezione ANPI Rignano Reggello propose nell’ambito di un auspicabile Piano Comunale della viabilità minore e sentieristica un itinerario della Memoria sulla Lotta di Liberazione combattuta nei nostri luoghi. Fu allora proposto di intitolarlo 22a bis Brg.Garibaldina “V.Sinigaglia” dedicandolo alla Brigata d’assalto Garibaldina che su quelle pendici si trasferì dai Monti Scalari; ebbe modo di respingere un attacco nemico il 3 agosto 1944 e decise, dopo aver preso contatto con gli avamposti delle truppe alleate (inglesi), di raggiungere Firenze; il 4 mattina all’alba gran parte della Brigata si incamminò verso Firenze per partecipare alla Liberazione della Città. Dopo aver attraversato Capannuccia, Grassina, Ponte a Ema e Gavinana riuscì intorno alle 14 dello stesso giorno ad entrare in città dalla Porta Romana, prima dell’arrivo delle truppe alleate.
Notizie sulla Brigata partigiana
22ª bis Brigata Garibaldina d’assalto “V. Sinigaglia”
La Brigata nacque il 1 giugno 1944 per fusione di alcuni Distaccamenti Garibaldini ed ebbe come principale base i Monti Scalari e come zona operazioni l'area che dal Valdarno (a partire da Rignano sull’Arno fino a Castelnuovo dei Sabbioni) e dal Chianti (Greve in Chianti Impruneta e San Casciano) si spingeva fino alla periferia di Firenze, verso i centri urbani di Antella, Grassina, Ponte a Ema, Troghi e Rignano le cui SAP agivano sui territori sotto la direzione e a stretto contatto con il comando della Brigata stessa.
La Brigata, fin dalla sua nascita, fu intitolata ad Alessandro Sinigaglia ("Vittorio"), dirigente e fondatore dei GAP fiorentini, caduto in un agguato ordito da squadristi fascisti della banda Carità a Firenze, in Via Pandolfini, il 13 febbraio 1944. Alla costituzione della Brigata fu nominato Comandante Militare Gino Garavaglia e commissario politico Danilo Dolfi (Giobbe), poco dopo fu nominato comandante Angiolo Gracci ("Gracco") e Commissario Politico Sirio Ungherelli ("Gianni").
La Brigata V.Sinigaglia costituì, assieme alla gemella Brigata Lanciotto, la base militare della Divisione Arno quando il CTLN ne decise la costituzione quale piano strategico per la Liberazione di Firenze. La Divisione Arno si costituì il 7 luglio sul Pratomagno al passo di Gastra. Il comando fu affidato ad Aligi Barducci “Potente”. Composero la Divisione Arno le Brigate Garibaldine Lanciotto, Sinigaglia e Caiani, la Brigata tricolore Perseo e la Brigata Mameli.
Ogni Brigata della Divisione Arno aveva 4 Compagnie, mentre la V.Sinigaglia ne aveva cinque composte dalla riorganizzazione dei distaccamenti partigiani che erano caratterizzati dalle zone di origine:

  • I distaccamento/compagnia «Mario Pagni» già «Squadra Fantasma» Monte Scalari Comandante Sergio Donnini “Otto”
  • II distaccamento/compagnia «Faliero Pucci» (già «Stella Rossa») Monte Giovi e «Gino» Pomino (Rufina) Comandante Bastiano e Moro;
  • III distaccamento/compagnia «Chiatti» zona mineraria, Comandanti Libero Santoni e Nello Vannini
  • IV distaccamento «Castellani» Greve in Chianti e Valdarno Comandante “Guelfo”
  • V distaccamento «Faliero Pucci Bis» S. Donato in Poggio comandante Gimignani “Rossino”

La «Sinigaglia» fu la Brigata della Divisione «Arno» a caratterizzazione internazionale, poiché militarono nei suoi ranghi un cospicuo numero di ex-prigionieri di guerra: 23 sovietici, 3 polacchi, 3 jugoslavi, 2 statunitensi; alcuni dei quali sacrificarono la propria vita per la lotta di liberazione del nostro paese dai nazifascisti.
La Brigata V.Sinigaglia, a metà giugno, contava circa 350 partigiani. Ottenne un lancio di rifornimenti e armamenti dalle forze alleate in località Pianello sui Monti Scalari, ma gli armamenti non erano sufficienti per tutti i partigiani. Dopo il tragico epilogo dell’attacco delle truppe naziste al casolare Cavicchi - Pian d’Albero del 20 giugno 1944 con 32 uccisi (29 partigiani e 3 civili) la brigata si ridusse a 140 unità per poi risalire alla fine di luglio 1944 a circa 360 unità.
Il Piano del CTLN per la Liberazione di Firenze intese porre in una morsa da sud est a sud ovest la città di Firenze ponendo le diverse Brigate in condizione di scendere dalle alture per partecipare alla Liberazione della città iniziata dalla chiamata all’insurrezione dell’11
agosto 1944. Non era prevedibile che la Brg Sinigaglia fosse la prima formazione armata ad entrare in città da Porta Romana. Fu una precisa e decisa volontà dei partigiani di essere in prima fila a liberare la lorocittà. Dal lato sud est della città scesero verso Firenze le Brg Rosselli, la Caiani e parte della Lanciotto dal lato sudovest scesero in città il Comando della Div. Arno e due compagnie della Brigata Lanciotto con il Comandante Potente e la Brigata V. Sinigaglia con il comandante Gracco.
Alla fine dell’attività militare della Brigata il 7 settembre 1944 si contarono 50 partigiani morti e 28 feriti a fronte delle morti nazifasciste pari a 164 con 7 feriti e 40 prigionieri.
L’attività della Brigata si concluse il 7 settembre con un lungo corteo spontaneo per le vie della città per salutare la città liberata. Il corteo avvenne dopo la cerimonia organizzata dal Comandante delle forze alleate a Firenze di consegna dell’attestato di partigiano e riconsegna delle armi,
Sentiero della Memoria 22ª bis Brigata Garibaldina “V.Sinigaglia”
Il Sentiero è un itinerario ad anello che partendo dal Cimitero di S.Donato percorre tracciati di sentieri CAI 13,15, 00 e 14 per una lunghezza totale di 8,800 km, comprensivi della deviazione per Casa al Monte, per un’ascesa totale di 408 metri per una percorrenza media di circa 3 ore e 15 minuti. Nel caso che si inizi la camminata dalla località il Faeto la lunghezza totale sarà di 6 Km circa, con ascesa massima di 150 mt e percorrenza media 2h e 15 minuti. Per l’intero tracciato si indica una difficoltà media di percorrenza
Il primo tratto di sentiero, oggi strada in gran parte asfaltata, è stato il percorso utilizzato dagli sfollati e dai partigiani per collegarsi ai punti abitativi e di impegno militare nei luoghi occupati dalle truppe tedesche come le zone di S.Donato, di Troghi e delle Corti.
Al termine di questo tratto di sentiero si raggiunge la località Faeto nel cui casolare durante la primavera del 1944 furono ricoverati molti sfollati. I primi di agosto del 1944 gli sfollati sono arrivati al numero massimo di 56, fra cui la famiglia di Rodolfo Paoli e per alcune notti Robert Einstein. Il casolare ed i luoghi immediatamente fuori sono stati punto di incontro fra i partigiani ed i referenti sicuri della popolazione per avere notizie sulle presenze ed i movimenti delle truppe tedesche e delle camicie nere. Uno di queste persone fu proprio Rodolfo Paoli, a cui fu attribuito il nome in codice di Professore, per le sue conoscenze della lingua e della letteratura tedesca. Nei boschi sopra il casolare i contadini della vallata sottostante avevano nascosto il bestiame, in una sorta di gestione collettiva, per nasconderlo alle truppe tedesche. Una pratica che Rodolfo Paoli chiamerà “La Comunella” usata anche nella zona mineraria di Castelnuovo dei Sabbioni.
Percorrendo parte del sentiero 15 si raggiunge il sentiero di crinale 00 alla sella di Casalmonte. Percorrendo a sinistra qualche centinaia di metri si raggiunge il casolare di Casalmonte che per la sua posizione ha visto la presenza di truppe tedesche ma anche base dei partigiani e luogo di loro cura per mano del dottor Manneschi che era anche il comandante della SAP di Troghi.
Ritornando sul sentiero 00 di crinale si sale il Poggio di Casalmonte, attraversando un bellissimo bosco di scardiccio, una tipicità botanica mediterranea singolarmente presente a questa altitudine, che caratterizza il Poggio di Firenze quale nicchia ecologica di straordinaria importanza nel contesto geografico ed ambientale della penisola riconosciuta scientificamente nel 1971 dal fitogeografo Giuliano Montelucci, ma già studiata fin dal 1700.
Si scende leggermente in una piccola sella sulla sinistra ove una piaggia detta delle Pentolacce richiama alla mente le urne cinerarie etrusche, forse area cimiteriale dell’abitato etrusco di Poggio Firenze.
Da qui il sentiero sale con ripidità al Poggio di Firenze che con i suoi 693 mt è la vetta più alta della zona. In corrispondenza del cippo di sommità IGM ,detto popolarmente il cupolino, si estende uno spiazzo detto Piano di Firenze per la vista sulla città, oggi deturpato dai tralicci delle varie antenne.

In questo pianoro negli anni sessanta a cura di appassionati e studiosi furono effettuati scavi e rinvenuti tratti di cinta muraria, frammenti di vasellame e recipienti di bucchero oltre ad un rocchetto di terracotta decorato a crudo. Il tutto testimonia molto probabilmente un abitato etrusco-arcaico forse con funzione sacra, perché in prossimità di un importante incrocio stradale fra Fiesole Arezzo e il litorale maremmano, visti i due -tular- rinvenuti ai lati della via Maremmana.
Alle sue pendici che guardano il Chianti si accampò intorno al 20 di luglio Il Comando della Divisione Arno con il Comandante Potente e due compagnie della Brg. Lanciotto, in attesa dell’arrivo della Brg Sinigaglia proveniente dai Monti Scalari.
Quando nella mattinata del 22 luglio arrivò anche il comandante Gracco con la Brg. Sinigaglia fra Poggio Firenze e Fontesanta presenziavano circa 500 partigiani in armi e così il Comandante della Divisione Arno Potente con il suo contingente decise di spostarsi alle pendici del Poggio dell’Incontro, in prossimità di Vernalese, per portare aiuto alle truppe inglesi impegnate a sferrare l’attacco all’ultimo baluardo tedesco che erano la Chiesa ed il Convento dell’Incontro. Fu una battaglia durissima che durò dal 4 al 9 agosto quando le poche truppe tedesche sopravvissute si ritirarono scendendo da Poggio a Luco, Castiglionchio fino a Rosano.
Il sentiero adesso riscende verso Fonte Santa dove ci accoglie un grande pianoro al termine del quale si erge il Rifugio che costruito negli anni 30 da lavoratori per uso dopolavoristico. A seguito della permanenza della Brg. Sinigaglia è stato preso a simbolo e luogo della Resistenza del territorio. Da qui transita la via Maremmana detta anche della transumanza che i pastori dal Casentino percorrevano dai tempi antichi fino agli anni 60 per arrivare ai prati della Maremma e far pascolare le loro greggi nel periodo estivo.
Tornando indietro dal Rifugio il sentiero si immette nella strada che scende verso S.Donato in Collina, si raggiunge la località Gamberaia dove una bella costruzione di origine medievale sta arroccata in una sorta di pianoro fra due torrenti. In questo pianoro sono stati rintracciati frammenti ceramici che riconducono il sito ad un importante insediamento prima etrusco dopo romano ed infine medievale.
Alla base del rilievo del caseggiato si trova un cippo a ricordo di due uccisi dalle truppe tedesche il giorno della feroce battaglia del 3 agosto 1944: il contadino Fortunato Chiarantini di anni 58 di Rignano sull’Arno e il partigiano Silvano Galantini di anni 20 di Firenze.
Questo cippo è stato realizzato, come risulta da una citazione, dal partigiano “Franco” Osvaldo Fantini. Lo stesso partigiano che, in una foto famosa, sta con la bandiera della Brg. Sinigaglia in mano all’ingresso di Porta Romana. Questa lapide riassume l’importante connubio fra i partigiani ed i contadini che per umanità, ma anche per riscatto sociale e richiesta di giustizia, avevano scelto d sostenere o comunque non ostacolare la Lotta partigiana e le conseguenti azioni. i
Questo cippo ricorda una battaglia importante sostenuta dai soli partigiani: la battaglia di Fontesanta del 3 agosto 1944 in cui persero la vita i due uomini qui ricordati e fu ferito gravemente un partigiano di origine polacca. Fra i tedeschi sono ricordate 16 perdite, quindi una battaglia in piena regola.
Questo cippo, come gli altri, è relativo alla Lotta Partigiana, alle vite perdute per un ideale di libertà nei nostri territori ed è per questo un documento storico.
Tutti cippi della zona sono stati realizzati a partire dall’anno successivo a quello delle uccisioni o in occasione di anniversari importanti e sono stati realizzati dagli stessi partigiani sopravvissuti.
Il sentiero prende di nuovo a scendere e lo sguardo si posa sul pianoro di Casa Monteguardiano che il ritrovamento di resti di vasi di terracotta può far ipotizzare che fosse il luogo della necropoli del centro etrusco di Gamberaia. Scendendo la strada interseca quella per il Faeto là di fronte si vede Villa Medici che fu dal 1872 proprietà e residenza dello scultore Pio Fedi. Si continua a sinistra fino al punto di partenza.

A cura della sezione A.N.P.I. di Rignano Reggello

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Modalità d'accesso

libero

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Indirizzo

Piazza della Repubblica, 1, 50067 Rignano sull'Arno FI, Italia

Ultimo aggiornamento: 1 dicembre 2025, 11:53

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